mercoledì 3 agosto 2016

Emian "Khymeia" - Recensione Album #5



A cura di Anthony

Oggi per la prima volta mi trovo a recensire un album Folk Pagano, ma che niente a che vedere con il mondo del metal e con il lato del folk più legato a quest' ultimo. Qui non trovano spazio le bevute dei Korpiklaani, le leggende dei Finntroll e neanche le storie sui pirati degli Alestorm, si perché la band campana “Emian”, è uno di quei gruppi che crede fortemente in ciò che fa ed usa la musica allo stesso modo di come la usano i cristiani in chiesa, ma la loro cattedrale è il bosco. Diciassette tracce in una confezione digipack minimale ed elegante, che già dall' immagine ci parla di cosa tratteremo. Sfoglio il bel booklet con disegni etnici e tradizionali e non mi resta che premere “play”.
“Tribus Hirpeis” è la opening che tra il suono scoppiettante di un fuoco e l' ululato sinistro dei lupi, crea una bella atmosfera etnica che prepara le leggere e soavi note di “Hyria” con un bel testo in italiano. Con una produzione praticamente ottimale, la voce di “Aianna Egan”, ci parla di antichi vaganti e danze del Sole, un folk che venera la natura, niente a che vedere con lo “scellerato” (si fa per dire) Folk metal e la loro birra, questa è una preghiera in musica, una danza rituale legata ad antiche tradizioni anche di popoli lontani, ma che qui, nella italianissima irpinia, trova nuova linfa e nuova adorazione, in modo che una fede antica quanto l' umanità stessa, possa rinascere. E mentre mi dilungo nei miei soliti vaneggiamenti, “La Giga del Lupo” è già entrata nel vivo. Terzo brano molto simile a quanto ascoltato fino ad ora, ma quasi totalmente strumentale, così come la lunga intro di “Rebys”, testo iberico questa volta, con un riff che si arricchisce di un battito di mani a tempo, davvero molto coinvolgente. Ovviamente, qui scordatevi distorsioni, doppia cassa e growl cavernosi, qui di metal non c'è traccia e mi godo così, il resto del brano fino alla fine. “La Cama Nupcial” è un brano estremamente dolce ed evocativo, totalmente acustico come tutto il resto, si avvale di arie vocali e flauti estremamente melodici. Un suono arcaico, tra vocals ammalianti e campionamenti di gufi. Molto più cupa ed occulta è invece “El Viaje de Maria”, una sorta di cantilena molto piacevole, una filastrocca in musica che ti coinvolge e resta in testa per parecchio. La numero sette è “Nìl Sé' n La”, con il suo suono di liuto.... o strumento simile (perché sono certo che non si tratti di un liuto), che saltella sulle percussione secche e per niente modificate digitalmente, con una voce totalmente “reale” che si fa notare.
E nonostante la somiglianza dei brani stessi tra di loro, è innegabile la grande cura degli “Emian” nel loro lavoro, niente è lasciato al caso, ogni colpo di tamburo è ben calibrato e gli arpeggi si amalgamano tra di loro per creare immagini oniriche di feste pagane, preghiere e devozioni a Madre Natura, non è un suonare per esprimere sentimenti o per hobbie, è un suono religioso, che è quasi blasfemo ed irrispettoso commentare (e quindi recensire), perché è come dare un giudizio su qualcosa in cui questi ragazzi credono e che è esattamente identico a tutte quelle “Ave Maria” o “Symbulum 77” che siamo sempre abituati ad associare ad un concetto religioso. Qui non si tratta di cattolicesimo, ma la sostanza non cambia.”La Gavotte” al numero otto e “Karnak A.D.” numero nove di questo “Khymeia” non fanno altro che aumentare il senso di amore e rispetto che sto provando, nello scrivere questa recensione. “Invocazione” poi, è un brano incredibile. Una voce maschile che recita in dialetto più che cantare, senza musica, su una base quasi ambient all' inizio e di una dolce arpa poi, quando tornano le vocals femminili di “Aianna” e l' aria continua in uno splendido dialetto napoletano, che davvero, donano uno spessore totalmente palpabile ! Un brano da ascoltare assolutamente, che lascia tanto sia a livello di rispetto e amore per la propria terra e tradizioni, sia a livello di cultura di nicchia e reale, un pezzo che insieme al successivo “Mephite”, sono il vero punto di forza di “Khymeia” a mio avviso.
Un brano più orecchiabile e divertente è senza dubbio “Chéne Blanc” con il riffing allegro e il battito di mani a portare il tempo, cosa che si accentua nella seconda parte e nel finale, per risultare ancora più sbarazzino, molto bello ! Arrivo alla numero tredici “Kuulin Aanen” e torna il senso poetico di devozione, quella religione pagana che reclama il suo giusto posto nel cuore dei fedeli, di chi ha sentito il richiamo della terra ed a lei consacra il proprio credo e la propria anima, cantando in acustico nei boschi della propria terra. Ma soprattutto mi godo nel vero senso della parola, la quattordicesima traccia “Auciello Grifone”, dove torna il testo in dialetto campano, che è veramente una poesia da ascoltare in questo frangente. Quindi mi fermo, blocco la scrittura, per ascoltare col cuore questo brano. Così come la successiva “Le Due Sorelle”, questa volta cantata in italiano, che è la storia di un fratricidio, dal sapore gotico, che pare quasi un racconto di Edgar Allan Poe, ma con un suono melodico di strumenti acustici, così lievi da sembrare quasi il racconto di una commedia nera, ma, nonostante ciò, intrisa di sentimento, tra malinconia e desiderio di ricordare quel triste avvenimento. Penultima traccia al numero sedici “Owen's Boat” con il suo malinconicissimo arpeggio sul suono del mare che poi diventa più andante e anche allegretto se vogliamo, per permettere alla voce femminile di recitare la sua filastrocca, trasferendo un sentimento che è tangibile e si taglia col coltello. Ultimo brano, al numero diciassette è “Tramontana”, ennesimo brano strumentale che va a chiudere il cerchio, così come l' uroboros in copertina. La dimostrazione di quando per pregare non servono parole, non servono formule o riti preimpostati, quando per esprimere il proprio credo e ringraziare i propri dei, basta lasciarsi andare nel modo più naturale possibile, ed è proprio questo che loro chiedono a noi stessi, l' abbandonare lo stato di “coscienza umana” per tornare alla terra, agli elementi, far tornare il nostro corpo e la nostra anima a ciò che realmente è : Il miracolo della vita, che nasce dalla natura e dall' amore.
Se amate il genere assolutamente consigliato, se cercate cose più casiniste e meno profonde, no.

Voto
8/10

Anthony




Line Up :
Aianna Egan
Emain Druma
Rohan
Màrtìn Killian

Genere:
Folk/Pagan Music

Paese : Italia

Città : Avellino

Discografia :
Acqua terra : Full legth (2014)
KHYMEIA : Full legth (2016)

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